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Equilibrio acido-basico nell'organismo

L'importanza dell'equilibrio acido-basico
di Luca Avoledo
Per funzionare in modo ottimale e restare in salute, il corpo ha bisogno di vivere a valori di pH vicini alla neutralità. Invece quasi tutti noi siamo "acidi": errori alimentari e stili di vita ben altro che armonici conducono all'acidificazione dei tessuti e all'insorgenza di una serie di squilibri prima e di vere e proprie malattie poi.

E' la pecora nera dei valori corporei, il meno considerato tra i parametri vitali. Tutti noi ci informiamo del nostro peso, del livello del colesterolo "cattivo", del valore della pressione sanguigna, di quanto sia alta la temperatura, ma pochi conoscono il loro pH. Eppure il pH è uno dei parametri fondamentali per la vita.

Nel corpo, l'equilibrio tra acidi e basi è instabile e deve essere continuamente riconquistato. La forza vitale, la vis medicatrix Naturae che dimora nel nostro organismo e che orchestra tutte le sue funzioni, opera, silenziosamente ma incessantemente, per conservarci in salute, perseguendo l'omeostasi - ovvero l'equilibrio - e riportando continuamente il pH del nostro "terreno" globale a 7,4 (ad eccezione ovviamente di quei distretti, come ad esempio lo stomaco, in cui, per lo svolgimento di particolari funzioni, sia necessario un pH diverso).

Tuttavia, le odierne abitudini alimentari, che contemplano una grande quantità di cibi acidificanti e a scarso contenuto di vitamine e minerali, e lo stile di vita che conduciamo, in genere troppo sedentario e ricco di stress, minacciano continuamente il corretto equilibrio acido-basico dell'organismo, con il risultato che tendiamo progressivamente all'acidificazione del nostro ambiente interno, perché non riusciamo a compensare l'enorme quantità di acidi che ingeriamo o produciamo.

Acidi, basi e pH: un breve ripasso
Da un punto di vista chimico, gli acidi sono tutte quelle sostanze in grado di cedere ioni idrogeno (H+). Le basi, al contrario, sono quelle sostanze capaci di acquisire ioni idrogeno (H+).

Il pH è l'unità di misura del grado di acidità o di alcalinità di una soluzione. Il pH di una soluzione è neutro al valore 7 della scala di misurazione del pH, quando si verifica un equilibrio tra acidi e basi. Quanto più una soluzione ha una concentrazione alta di ioni idrogeno, tanto più essa è acida e il pH si abbassa dal 7 (neutralità) verso lo 0 (acidità assoluta) della scala. Quanto più, invece, una soluzione ha una concentrazione bassa di ioni idrogeno, tanto più la soluzione è basica (o alcalina, che dir si voglia) e il suo pH si sposta progressivamente da 7 verso 14, che rappresenta il valore massimo di alcalinità. Essendo la scala del pH di tipo logaritmico, la differenza tra un valore e quello immediatamente successivo (ad esempio, tra pH 7 e 8) è di ben 10 volte.

Il corpo è intelligente (purtroppo...)
Per far fronte all'eccesso di acidi e neutralizzarli, l'organismo deve tamponarli, ossia deve legare a ciascun acido una base, in modo da ottenere un sale neutro, non più nocivo. I minerali basici necessari a reagire con gli acidi e a generare questo effetto tampone possono provenire solo da due fonti: o dagli alimenti o dall'organismo stesso. Poiché mantenere il pH intorno a 7,4 è una priorità assoluta per la vita, il corpo fa di tutto per riportare il pH a questo valore, anche quando l'introito di acidi con l'alimentazione è in eccesso rispetto a quello di minerali basici.

Per tamponare il surplus di acidi e alzare il pH, l'organismo si trova quindi costretto a prelevare le basi minerali che sono parti integranti dei suoi stessi tessuti. Più l'eccesso di acidi è rilevante e l'apporto di minerali alcalini ridotto, più il corpo è obbligato a cedere le proprie basi. Agli acidi provenienti dal cibo (produzione esogena) si aggiungono anche quelli dei processi metabolici incompleti (produzione endogena): il corpo infatti può produrre più acidi di quanto dovrebbe, in genere perché, a causa di specifiche carenze di minerali e vitamine, non è in grado di portare a termine alcune reazioni biochimiche.
Il continuo depauperamento di riserve minerali corporee non può evidentemente perdurare senza che si verifichino squilibri, anche gravi.

Come gli acidi fanno danni
Artrosi, astenia, bruciori urinari, carie, crampi e spasmi, depressione, difficoltà di recupero delle energie, diminuita resistenza alle infezioni, dolori articolari, eccessiva freddolosità, eczemi, fragilità di capelli e unghie, infiammazioni varie, ipersensibilità dei denti, insonnia, irritabilità, nevralgie, raffreddori cronici e molto altro: l'acidificazione dei tessuti dell'organismo, soprattutto quando è protratta per anni, produce la comparsa di una gran varietà di disturbi, impossibili da accomunare secondo la logica della medicina e che invece, in chiave naturopatica, si spiegano invocando un unico meccanismo. L'acidosi infatti agisce con le seguenti tre diverse modalità, con conseguenze a diversi livelli.

1. Demineralizzazione. Il risultato della lotta del corpo contro gli acidi è il progressivo e generale impoverimento del capitale di minerali alcalini, che vengono prelevati da tutti gli organi, apparati e tessuti, i quali diventano via via più deboli e compromessi nella loro funzionalità. Il risultato ultimo, al di là dell'immediata perdita di sostanza organica, è una netta devitalizzazione.

2. Azione diretta degli acidi. Gli acidi hanno un'azione irritativa sui tessuti e provocano infiammazioni e lesioni. Ovviamente, ciò avviene con maggior facilità quando il patrimonio interno di minerali-tampone è già stato depauperato.

3. Accumulo. La pletora di sali formati dalla reazione acido + base può depositarsi nei tessuti, dando origine a calcoli di vario genere e localizzazione o a sclerosi degli organi (aterosclerosi, irrigidimento delle articolazioni, ecc.). Tale fenomeno è più probabile se gli organi emuntori - reni e pelle, innanzitutto - hanno difficoltà di smaltimento delle tossine.

Segni indicativi di acidosi cronica
L'acidosi del terreno individuale si manifesta con segni e sintomi assai vari. E' possibile che esista una condizione di acidosi cronica se sono presenti tre o più dei seguenti disturbi:

- stanchezza inspiegabile, anche al risveglio, e/o facile affaticabilità
- depressione, nervosismo e altri disturbi dell'umore
- crampi o spasmi muscolari
- muscoli dolenti alla pressione
- dolori muscolo-scheletrici
- artrosi o osteoporosi
- problematiche della pelle e degli annessi cutanei (fragilità e/o caduta dei capelli, unghie che si spezzano, ecc.)
- problemi a denti e gengive
- disturbi digestivi
- stipsi, diarrea o loro alternanza
- mal di testa cronico
- facilità alle infezioni e loro persistenza
- fenomeni infiammatori a qualunque livello.


Come evitare e correggere l'acidosi
di Luca Avoledo
Strategie, strumenti e soluzioni naturopatiche per contrastare l'acidosi tissutale ed equilibrare il pH del terreno individuale.

Invece di rincorrere e curare ogni singolo disturbo provocato dall'acidosi tissutale, la naturopatia interviene, come suo solito, in un'ottica non terapeutica, correggendo il terreno individuale che consente alle malattie di nascere e prosperare e fornendo al corpo gli strumenti per riconquistare autonomamente l'equilibrio. Un solo trattamento naturopatico di fondo, di tipo causalistico - la deacidificazione generale dell'organismo - condurrà in modo del tutto fisiologico al ripristino del corretto equilibrio acido-basico e alla conseguente eliminazione dei disturbi specifici, anche se numerosi e diversi tra loro.

Per alcalinizzare il terreno, la strategia naturopatica, come è d'uopo, prevede un'azione su più fronti. Innanzitutto, consiglia di adottare uno stile di vita il più sano possibile, ponendo l'accento, oltre che sull'alimentazione generale, sulla quantità e qualità del sonno, dell'attività lavorativa, del tempo libero. Assenza di riposo, scarsità di sonno, eccesso di lavoro, stress sono infatti anch'essi fattori che provocano, oltre ai danni più facilmente immaginabili, l'acidificazione dell'organismo.

Vediamo quindi più in dettaglio tutto quello che possiamo fare per contrastare l'acidosi tissutale.

Ridurre i cibi acidificanti e aumentare quelli alcalinizzanti
La principale causa di acidosi dell'organismo è rappresentata dall'introduzione eccessiva di alimenti acidificanti. I cibi acidificanti, pur non identificabili dal gusto (che spesso non è affatto acido), subiscono trasformazioni di tipo biochimico, il cui risultato è un acido. L'effetto acidificante degli alimenti viene parzialmente compensato dal consumo, nello stesso pasto, di cibi alcalinizzanti, senza di norma dover ricorrere all'impiego dei minerali basici dell'organismo. Ma questo è vero solo fino a che le quantità consumate di alimenti acidificanti e alcalini approssimativamente si equivalgono.

Il problema è che i principali alimenti di cui si nutre la maggior parte della popolazione (proteine animali e vegetali, zucchero, cereali e grassi) sono acidificanti. L'aumento nell'alimentazione quotidiana della quantità di frutta e verdura - due delle poche categorie di cibi alcalinizzanti (ottimi i centrifugati, un paio di bicchieri al giorno) - quindi si impone, così come l'astensione dal consumo di superflue sostanze acidificanti, quali tè, caffè, alcol, in primo luogo.

Più precisamente, sono acidificanti:
- lo zucchero e tutti i dolci
- quasi tutte le proteine animali (carni, pesce, formaggi, uova ecc.)
- i grassi animali (burro, strutto ecc.) e vegetali (oli vari, margarina ecc.)
- tutti i cereali (grano, riso, farro ecc.), ancor più se raffinati, e i prodotti che li contengono (pasta, pane, pizza ecc.)
- le leguminose (lenticchie, fagioli, ceci ecc.)
- caffè, tè e cacao
- gli alcolici
- poche verdure (cipolla, porro, scalogno, carciofo, peperone)
- quasi tutti i semi oleosi (noce, nocciola, pistacchio ecc.)
- alcuni frutti essiccati (albicocca e prugna).

Sono invece alimenti alcalinizzanti:
- la verdura
- la frutta
- il latte
- le mandorle e le castagne
- l'acqua naturale.

Privilegiare i cibi freschi e biologici e le cotture soft
La carenza di vitamine e minerali nella dieta è un altro importante fattore di acidificazione. Molti acidi infatti sono dovuti all'incompleta trasformazione biochimica degli alimenti. Affinché tali trasformazioni si compiano correttamente sono necessarie vitamine e oligoelementi, che hanno il compito di attivare gli enzimi che permettono lo svolgimento di queste reazioni chimiche. Senza vitamine e minerali, gli enzimi non funzionano e le reazioni non arrivano a termine. I metaboliti intermedi prodotti sono molto spesso acidi.

Dal momento che le procedure di raffinazione degli alimenti e i processi di conservazione e preparazione del cibo ne impoveriscono, spesso drammaticamente, il contenuto di vitamine e minerali, scegliere prodotti freschi, integrali e biologici e optare per il crudo o per le cotture rapide e delicate (scottatura, al vapore ecc.) è il metodo migliore per ridurre il rischio di mangiare cibi "vuoti".

Diminuire l'effetto acidificante degli alimenti
Questo obiettivo può essere perseguito, oltre che con l'introduzione equilibrata di alimenti acidificanti e alcalinizzanti, anche agendo su altri due fattori: la frequenza degli apporti e il momento del consumo dei cibi.

La capacità di trasformazione degli acidi da parte dell'organismo infatti non è sempre uguale: è maggiore dopo diverse ore dal risveglio, in estate più che in inverno, quando si è ben riposati piuttosto che stanchi e stressati.

Questi aspetti sono particolarmente utili per coloro che hanno più tendenza di altri ad acidificarsi, perché si ossigenano poco con l'attività fisica o presentano particolari carenze metaboliche (come, ad esempio, un deficit pancreatico, che può comportare una cattiva alcalinizzazione del bolo alimentare, con il risultato che sia gli acidi provenienti dagli alimenti, sia quelli dei succhi gastrici vengono assorbiti dall'organismo in misura maggiore del normale).

Abbinare con attenzione i cibi
Chi scrive è tutt'altro che un irriducibile sostenitore della dieta dissociata propugnata da Hay, Shelton ed epigoni, ma per alcune persone - in particolare per coloro che hanno qualche difficoltà gastrointestinale - potrebbe tuttavia essere opportuno rifuggire per qualche tempo dall'assunzione contemporanea di cibi che richiedono condizioni biochimiche molto diverse per poter essere digeriti (ad esempio, amidi e proteine), allo scopo di limitare processi intestinali putrefattivi e fermentativi - che producono acidi - e per facilitare la digestione, evitando di affaticare inutilmente l'organismo e di diminuire le sue capacità disintossicanti.

Assumere integratori a base di minerali alcalini
In molte circostanze, cibarsi correttamente può non essere possibile o sufficiente ed è quindi necessario apportare minerali mediante specifica integrazione. Ormai da decenni esistono in commercio preparati minerali basici (bicarbonati e citrati alcalini), distribuiti con diversi nomi commerciali. Il quotidiano apporto per un tempo sufficiente di 1-2 cucchiaini da caffè di questi preparati, che vengono utilizzati dal corpo come sostanze-tampone, contribuisce a neutralizzare numerosi acidi e ne favorisce l'eliminazione.

L'azione di tali preparati, tuttavia, non si limita a questo: se da un lato infatti gli integratori alcalini tamponano gli acidi, dall'altro, apportando minerali, favoriscono la rimineralizzazione dei tessuti dell'organismo.

Si tratta di prodotti che possono essere assunti da tutti, tranne che in presenza di alcune patologie, quali innanzitutto l'insufficienza renale e l'ipertensione.

Drenare gli organi emuntori
I drenaggi sono tecniche tipicamente naturopatiche che consistono in blande stimolazioni degli emuntori (rene, intestino, fegato, polmone, pelle ecc.) con prodotti e tecniche specifiche.

Gli organi-filtro deputati all'eliminazione degli acidi sono i reni e la pelle con le sue ghiandole sudoripare. Un'eliminazione insufficiente di acidi da parte di reni e pelle conduce a un loro accumulo all'interno dell'organismo. L'acidità nel corpo dipende quindi anche dal buon funzionamento di questi due emuntori, che possono avere qualche problema in presenza di deficit energetici o di forte sovraccarico e beneficiare quindi di opportuno drenaggio.

Per il drenaggio renale vengono in genere utilizzate le piante, che in naturopatia non sono considerate in chiave fitoterapica, per curare malattie, bensì in senso causalistico, per promuovere il riequilibrio energetico-funzionale di organi e apparati, il miglioramento del terreno e la riattivazione dell'energia vitale. Sono indicate le tisane o le tinture madri di pilosella, gramigna, tarassaco, verga d'oro e mais, accompagnate naturalmente da un buon introito quotidiano di acqua.

Per potenziare invece il naturale lavoro di eliminazione degli acidi da parte di pelle e ghiandole sudorifere, alcuni dei sistemi più efficaci derivano dall'idroterapia e sono il bagno ipertermico (con acqua a 37-42°C) e la sauna. Il calore dell'acqua e del vapore, innalzando la temperatura corporea, fa sì che i vasi sanguigni si dilatino. La vasodilatazione, attuata dal corpo per eliminare il calore in eccesso (anche qui con meccanismo omeostatico), migliora la circolazione nelle regioni corporee male irrorate, aumenta la superficie di scambio tra sangue e tessuti e promuove una maggior eliminazione delle tossine, che vengono espulse con il sudore.

Praticare attività fisica
Oltre ad apportare i benefici che conosciamo tutti, il movimento migliora l'ossigenazione cellulare, con evidenti ricadute sull'equilibrio acido-base. Persino una semplice passeggiata di buon passo all'aria aperta basta a provocare un'ossigenazione sufficiente a riportare temporaneamente il pH verso valori prossimi alla neutralità.

L'incremento del ritmo respiratorio e della quantità di ossigeno inspirato che si verifica quando l'organismo è sollecitato dall'esercizio mette a disposizione delle cellule un volume di ossigeno ben superiore al normale per ossidare gli acidi. Anche l'aumento della velocità di circolazione del sangue, che si verifica allo scopo di soddisfare le maggiori esigenze di muscoli e organi, favorisce il trasporto di ossigeno ai tessuti, promuove gli scambi biochimici, incrementa il contatto tra sangue ed emuntori e migliora l'eliminazione delle tossine. In ultimo, le sudate provocate dall'esercizio fisico consentono di eliminare gli acidi attraverso la pelle, in modo analogo a quanto già visto con bagni e saune.

E' bene tenere presente, tuttavia, che l'eccesso di attività fisica è dannoso e acidificante quanto la sedentarietà: quando l'organismo è sollecitato da esercizi troppo faticosi, i rifiuti provenienti dall'attività muscolare (acido lattico, anidride carbonica ecc.), di norma facilmente eliminati o convertiti, si accumulano.

DAL SITO WWW.EUROSALUS.IT





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